come essere felici
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come essere felici
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Dernière édition par MurielB le Mar 14 Fév - 8:00, édité 10 fois
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Hygge, il metodo danese per vivere felici
http://www.repubblica.it/rubriche/passaparola/2017/01/13/news/il_metodo_danese_per_vivere_felici-155950776/amp/
Questo metodo consiste principalmente nel rendersi conto che la vita è bella e che in ogni giorno c'è un momento di pienezza che deve solo essere notato.è uno stile di vita in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose: la casa, la bellezza, la tranquillità, i bambini, gli affetti, valori comuni a tutti, in ogni parte del pianeta.
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Re: come essere felici
https://www.google.fr/amp/s/www.agi.it/economia/danimarca_paese_felice-4500482/news/2018-10-18/amp/Gabriele Fazio a écrit: Un governo stabile con un bassissimo tasso di corruzione, sanità e istruzione di altissima qualità, tasse molto alte sì, ma a fronte di una serie di servizi di prim’ordine. I danesi poi sono tra i primi nel mondo a sperimentare un nuovo, cosiddetto, Work-Life-Balance, ovvero un equilibrio più sano tra il lavoro e il tempo libero
Ci sono alcuni semplici principi: circondarsi di candele, bere caldo, mangiare senza sentirsi in colpa.
Dernière édition par MurielB le Lun 4 Nov - 17:00, édité 4 fois
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Re: come essere felici
Nel salone francese Remy ha scritto
Anche IDA ha scrito a proposito della felicità
Cosa ne pensi di questo?Remy a écrit: sur ce que je sais, les pays scandinaves ont réussi à installer une véritable social démocratie, troisième voie entre un communisme qui ne fonctionne pas et un capitalisme libéral qui fonctionne globalement mais fait de gros dégâts.
Les enfants apprennent très jeunes à travailler en groupe, à collaborer plutôt qu'à se tirer la bourre. Il n'y a pas de note à l'école, où chacun apprend la cuisine et la menuiserie, entre autres. Les enseignants sont là pour aider.
Il y a des différences de revenus, mais elles sont très limitées. Certains salaires sont bas, mais des allocations permettent d'atteindre un niveau de revenu correct. Il n'y a guère de revenus très élevés, mais à quoi bon ? Car, en effet :
- tout le monde travaille, les femmes et les hommes; sinon on ne touche rien
- il y a une place en crèche pour chaque enfant en âge d'y aller
- l'éducation et les soins sont gratuits
- les étudiants sont payés (au Danemark) 700 € par mois
- le logement n'est pas très cher
...
Chaque citadin bâtit librement sa cabane en bois dans un coin de forêt, avec sauna à proximité, où il se rend en famille le week-end. Ça ne coûte guère.
Surtout, comme il existe des disparités de revenus fort acceptables, il n'y a pas de lutte des classes. Les gens font la fête entre eux sans distinction de situation sociale, ce qui coûte bien moins cher que de s'offrir de multiples signes de richesse. Le bonheur, c'est d'abord de passer de bons moments ensemble, autour d'un verre ou d'un barbecue.
Anche IDA ha scrito a proposito della felicità
per saperne di più clicca qui=>I feel good : world happiness reportIDA a écrit:Un sogno concepito nel 1972 dal matematico irlandese Francis Ysidro Edgeworth che però non vide mai la realtà, era l’edonimetro, ovvero un misuratore della felicità, «una macchina psicofisica «capace di registrare il livello di piacere provato da un individuo»,.
L’idea però ebbe successo e fu colta dall’Assemblea Generale dell’ONU che, nel 2012, ha proclamato il 20 marzo come Giornata Internazionale della Felicità con la pubblicazione di un rapporto sulla felicità mondiale (World Happiness Report).
Oggi, grazie al consenso generale guadagnato dal rapporto, la felicità sembra essere realmente un obiettivo operativo dei vari governi.
Ma come si misura la felicità?
Il World Happiness Report analizza la felicità in 158 nazioni attraverso diversi indicatori, tra cui il PIL pro capite, l’aspettativa di vita, la solidarietà e il livello di corruzione percepito (l’Italia è al 36° posto).
Una decina di anni fa due matematici Peter Dodds e Chris Danforth hanno creato un misuratore dell’umore collettivo negli Stati Uniti, fondato sull’analisi quotidiana di oltre 100 GB di dati, corrispondenti a 50 milioni di messaggi scritti su Twitter chiamato proprio Edonimetro, con una parla derivante dal greco "ἡδονή" (hēdonē), che significa "piacere" o "godimento" e "μέτρον" (metron), che significa misura. Certo, questo può aiutare nella bolla digitale, dove si possono contare ad esempio le parole come gioia, felicità, tristezza …, nei vari Twitt o i like su Facebook, ma fuori diventa davvero arduo.
Oggi pare evidente che i parametri valutativi del WHR e dell’Edonimetro non siano sufficienti e soprattutto non in grado di valutare effettivamente la felicità, anche perché la felicità è soggettiva e, pertanto, non misurabile in senso scientifico.
Qualcuno ha detto che “Il Paese felice è quello in cui si è alleggeriti dallo stress del consumismo”, cioè dalla pulsione all’acquisto di beni per reggere agli stimoli consumistici appunto e, secondo me, non ha tutti i torti.
Grazie alla continua ricerca internazionale, ultimamente, sono stati individuati altri indicatori, i cosiddetti Sustainable development goals, o Sdg quali la crescita economica, la qualità dell’educazione, l’utilizzo di energie rinnovabili, l’uguaglianza di genere, ai quali l’Italia ha aggiunto il rapporto tra istruzione e formazione, il lavoro e la conciliazione, il benessere anche economico e il patrimonio culturale, conseguendo il primato d’aver aggiunto l’indicatore del benessere nella misurazione della felicità.
La tendenza oggi punta anche sulla riduzione dello stress lavorativo, sulla diminuzione delle ore lavorative per consentire una maggior vicinanza alla famiglia e agli affetti. E se l’intelligenza artificiale riuscisse a svolgere il lavoro dell’uomo consentendogli più spazio per sé? Di sicuro sarebbe un grande beneficio e un indicatore importante potrebbe essere raggiunto.
E gli antichi greci? Anche loro si erano posti questo interrogativo.
Ricordiamo Socrate, per il quale essere felici equivaleva a vivere secondo il proprio demone, cioè conoscere ed essere sé stessi, Γνῶθι σεαυτόν καὶ ζῶσον κατὰ τὸν δαίμονά σου. (Gnōthi seautón kaì zōson katà tòn daímoná sou.)
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