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Panem et circenses, la modernità del grande poeta latino Giovenale

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Panem et circenses, la modernità del grande poeta latino Giovenale Empty Panem et circenses, la modernità del grande poeta latino Giovenale

Message  idaM Lun 11 Déc - 14:47

Panem et circenses è un’espressione latina usata dal poeta latino Giovenale (Satire X, 81):
"… Ma che fa questa gentaglia di Remo? Al solito, gira con la fortuna e disprezza chi cade. Se Norzia avesse sostenuto il suo Toscano, se il vecchio imperatore ignaro fosse caduto nell'agguato, proprio quel popolo avrebbe nel medesimo istante proclamato Seiano Augusto. Ormai, da quando non si vendono più i voti, ha perso ogni interesse; un tempo attribuiva tutto lui, potere, fasci, legioni; adesso lascia fare, spasima solo per due cose: pane e giochi circensi."
È chiaro il riferimento alla plebe superficiale e immatura che non è capace di esercitare il diritto di scelta per il conseguimento dei suoi diritti e si affida compiacente a chi governa e che compra il suo consenso regalandole pane giochi. Mi viene in mente un altro riferimento letterario italiano, Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, quando definisce la popolazione milanese in rivolta contro i fornai per la carenza di pane, “plebaglia che rima con marmaglia.
O al bellissimo “Fuga dalla libertà” di Erich Fromm che descrive l’atteggiamento psicologico di fuga e di sottomissione della popolazione ai regimi totalitari.
Molto altro ci sarebbe da dire a proposito, ma mi limito ad evidenziare la crisi della democrazia che sta vivendo la nostra democrazia nel mondo, indebolita e contrastata dal dominio di un’informazione strumentale, demagogica e scorretta che inganna la popolazione superficiale e poco consapevole, e la trascina verso un possibile e, ahimè, anche probabile declino.
Trovo questa satira di Giovenale scritta al tempo dell’imperatore Domiziano (tra l’81 e il 96 d.c.)  incredibilmente moderna. Egli sferza i costumi della Roma imperiale denunciandone la corruzione politica, la decadenza morale, l’ambizione sfrenata, i vizi della società, l'egoismo, la superficialità e la mancanza di valori etici, i privilegi e i comportamenti arroganti dell’aristocrazia, nonché la distanza smisurata tra le classi sociali e le conseguenti ingiustizie presenti nella società. Quadro perfettamente sovrapponibile alle nostre società che ci ricorda i vichiani cicli e ricicli.
Pungente è il suo sarcasmo nei confronti delle contraddizioni e dell’ipocrisia della Roma del suo tempo.
In un’altra satira affronta col suo solito stile tagliente la condizione della donna al suo tempo evidenziandone la mancanza di libertà e le ingiustizie di ruolo all’interno del matrimonio.
Mutatis mutandis, ossia per analogia, mi sembra di leggere le attuali condizioni sociali e politiche di gran parte dei nostri stati contemporanei. E, a proposito della donna, mi piace ricordare il vivace e accorato dibattito che si è svolto negli ultimi giorni in Italia dopo l’ennesimo, mi pare centocinquesimo femminicidio, avvenuto nell’anno in corso, in Italia, quello di Giulia Cecchettin, diventata simbolo della violenza sulle donne, che ha scatenato una forte risposta emotiva e trasversale della popolazione italiana. Gli italiani e specialmente i giovani hanno denunciato in maniera inequivocabile la mentalità che vi sta dietro, ossia il retaggio del patriarcato che continua a imperare ed è fortemente visibile nella sperequazione economica degli stipendi tra uomo e donna, nella difficoltà, spesso impossibilità, della donna a raggiungere le posizioni apicali nella sanità, nelle università e nei posti di lavoro in genere, nella mentalità maschilista ancora fortemente radicata nell’uomo e che, ahimè, lo porta a considerare la donna come oggetto e possesso arrivando a ucciderla quando impone la sua legittima scelta di opporsi a una relazione poco sana o malata.
Bellissimo a tale proposito il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani nelle sale in questi giorni e ambientato nella Roma dell’immediato secondo dopoguerra, dove fa un quadro di amara, ma con una punta di leggera e delicata ironia, delle condizioni della donna nel matrimonio e nella società. Il marito comanda la moglie e la tratta da serva, impedendole di parlare e picchiandola selvaggiamente quando osa dire la sua. La moglie deve chiedere il permesso per uscire e consegnare al marito i soldi guadagnati con i lavori umili che si arrangia a fare per poter tirare avanti. Il marito la sera dopo il lavoro spesso esce per andare a donne o giocare a carte con gli amici, lasciando la moglie a casa a ultimare i lavori domestici. La donna non ha accesso agli studi perché deve stare in casa e aiutare la madre nei lavori domestici e nella cura dei fratelli più piccoli.
Un barlume di reazione si affaccia a mitigare la sofferenza della donna quando un ammiratore innamorato e idealmente ricambiato dalla donna le fa intravedere l’alternativa felice di una vita più vivibile, diversa e migliore al nord. Ma le circostanze avverse  le impediscono di raggiungere l’uomo all’ora stabilita per la partenza e il sogno svanisce. Tuttavia, oramai, la consapevolezza è affiorata nella mente della donna e si traduce nell’acquisto di un vestito nuovo comprato con i soldi che, prudentemente, aveva messo da parte (i soldi rubati come dice all’amica che le risponde che non possono essere rubati i soldi che ha duramente e faticosamente guadagnati con il suo lavoro) e nel recarsi con abile sotterfugio, ad esprimere il suo voto al referendum per la scelta della monarchia o della repubblica. Delia, il nome della moglie, confusa tra la massa delle donne accorse ad esprimere il primo voto delle donne in Italia, e il marito, che non può vederla per impedirglielo, si prepara ad accettare il cambiamento, come asserisce il titolo “C’è ancora domani”.
Il finale a sorpresa del film accende la speranza sulla ripresa economica e sul miglioramento delle condizioni sociali che sarebbero sopraggiunte in Italia.
Indiscutibilmente molti sono stati i cambiamenti della società da allora a oggi in Italia e nel mondo, ma, stando alle posizioni delle destre che appaiono trionfanti in Italia, ovunque, il cammino è in salita e ancora irto di tanti, speriamo non insormontabili, ostacoli.


Dernière édition par idaM le Mer 28 Fév - 22:33, édité 1 fois
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Message  PatrickB Mar 12 Déc - 14:32

É vero, brava Ida! E c’è un maschio che lo disce. Dunque la società é diventata migliore ma non é ancora perfetta. Allora Ida tu devi continuare a combattere e scrivere sul Forum 😊
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Message  MurielB Mar 12 Déc - 14:39

Edward Bulwer-Lytton a écrit:La penna è più potente della spada
Penso che l’atto di dirigere i nostri pensieri verso un obiettivo specifico - ciò che gli scienziati chiamano "intenzione" o "intenzionalità" - sembra produrre un'energia abbastanza potente da trasformare la realtà fisica".
"E il Verbo si fece carne
"Verbo" è la traduzione del termine latino "verbum", che è la traduzione del greco "logos", che significa "parola".
Incarnandosi, è entrato nella nostra realtà fisica.
La base del nostro mondo materiale è quindi spirituale. La parte invisibile del mondo nata dal pensiero benevolo che unisce e ama è chiamata "spirituale".
Antoine de saint Exupery a écrit:L'essenziale è invisibile all'occhio


Dernière édition par MurielB le Mar 12 Déc - 15:18, édité 1 fois

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France Merci de me faire part des grosses fautes dans mes messages en langue étrangère (en Message Privé). Grâce à vos remarques, je pourrai m'améliorer  :-) 
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Message  idaM Mar 12 Déc - 15:14

Certo che lo faccio e continuerò a farlo sempre, ma, temo di non avere molto seguito, purtroppo 😣
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Message  idaM Mar 12 Déc - 15:35

Grazie Muriel. Sono convinta anch'io di quanto tu dici. Io credo piuttosto alla preghiera, che, se profonda e fatta col cuore,  ha il potere di trasformare la realtà. È ciò che Gesù dice a Pietro quando stava camminando sulle acque e poi stava affondando: Uomo di poca fede, se avessi fede quanto un granellino di senape potresti muovere le montagne. Così per l’intenzionalità. In altre parole è quanto dice un detto comune: se ci credi raggiungerai il tuo obiettivo. Buona giornata 🙋‍�
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