Caro Pier Paolo di Dacia Maraini
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Caro Pier Paolo di Dacia Maraini
Con “Caro Pier Paolo” Dacia Maraini ci offre un ritratto di Pasolini attraverso 37 lettere aperte senza risposta a Pier Paolo, tragicamente morto assassinato, ma nel libro ancora vivo, perché di fatto lo è, non solo per l’amica Dacia Maraini, ma per la cultura, la letteratura e il cinema, la società che ha imparato ad amarlo e a riconoscere le sue qualità, la sua grandezza, le sue doti profetiche.
L’autrice ricorre al sogno che fa emergere i ricordi del tempo trascorso insieme, dei viaggi fatti insieme, dei soggiorni a Sabaudia, nella casa sul mare, dove spesso i due lavoravano senza sosta, giorno e notte, a Roma. E il ricordo scaturito dal sogno consente all’autrice di ricostruire la vita, i progetti, le aspirazioni, l’arte, i sentimenti e il carattere di Pasolini. Così possiamo conoscere tratti di una personalità complessa, rancorosa, inquieta e irrequieta, lacerata dai sensi di colpa per l’omosessualità, vissuta apertamente e scandalosamente per l’epoca, ma anche sincera, a volte brutalmente sincera, tenerissima e dolcissima nella vita privata, aspetti che facevano di lui l’amico ideale. «La tua sincerità, Pier Paolo, è toccante e rivela la tua lealtà a una croce a cui ti sei inchiodato da solo, e quei chiodi terribili sono ancora lì a torturarti la carne mentre chiedi a un padre onnipotente un perdono che non verrà.»
Il sogno permette inoltre di rievocare i vari momenti della vita condivisa, le posizioni ideologiche, le visioni, a volte contrastanti, su problemi etici come l’aborto, il femminismo, e sociopolitici come la contestazione studentesca del Sessantotto, il Comunismo, il Capitalismo, la povertà. Maraini tratteggia una figura privata tenera e dolcissima di Pasolini nei confronti degli amici e degli affetti, silenziosa e profondamente riflessiva, poco conosciuta ai più, aspra, provocatoria e oltremodo radicale con la società. Odiato da tutti, da Destra per l’attenzione agli umili e la vicinanza al Comunismo, e da Sinistra perché non condivideva la lotta di classe, terribilmente scomodo per il suo totale amore per la verità, epicamente impersonata dai poveri, disgraziati e miseri sì, ma anche unici ad essere puri, genuini, autentici, veri. Poveri che nella nostra società, secondo lui, non esistevano più, contaminati e travolti dal consumismo capitalista che tratta le persone come merce, ma ancora incontaminati in altre società, in Africa, nello Yemen, in posti dove oggi non si può andare. I suoi viaggi con l’amica Maraini, Alberto Moravia, compagno dell’autrice e Maria Callas segretamente innamorata di Pasolini, erano viaggi diremmo oggi alternativi, che non seguivano le rotte del turismo convenzionale, bensì fatti a bordo della Land Rover con la guida di un ragazzo indigeno, per inseguire luoghi sperduti, volti autentici e genuinamente espressivi dei veri valori della vita, nella loro estrema povertà. Con loro condividevano momenti di vita, pasti poveri e conviviali in grado di creare un’intima conoscenza e un’appagante testimonianza di un mondo perduto e sognato.
Il libro, composto nel centenario della nascita di Pasolini (1922), in conclusione dell’anno pasoliniano, è scritto in tono confidenziale in linea con la tenera e affettuosa amicizia dei due.
Spesso riporta poesie, parole e confidenze dirette di Pasolini, che contribuiscono a delineare plasticamente i tratti di uno dei più grandi protagonisti del Novecento, sebbene manchi la parte anteriore alla maturità, quando ancora i due non si conoscevano, che magari avrebbe potuto rispondere ai tanti interrogativi sulle ferite profonde e aperte dell’anima pasoliniana, come anche le domande sul mistero ancora irrisolto della sua tragica morte. Una lettura piacevole e coinvolgente grazie allo stile aggraziato, leggero e fluido di Dacia Maraini.
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L’autrice ricorre al sogno che fa emergere i ricordi del tempo trascorso insieme, dei viaggi fatti insieme, dei soggiorni a Sabaudia, nella casa sul mare, dove spesso i due lavoravano senza sosta, giorno e notte, a Roma. E il ricordo scaturito dal sogno consente all’autrice di ricostruire la vita, i progetti, le aspirazioni, l’arte, i sentimenti e il carattere di Pasolini. Così possiamo conoscere tratti di una personalità complessa, rancorosa, inquieta e irrequieta, lacerata dai sensi di colpa per l’omosessualità, vissuta apertamente e scandalosamente per l’epoca, ma anche sincera, a volte brutalmente sincera, tenerissima e dolcissima nella vita privata, aspetti che facevano di lui l’amico ideale. «La tua sincerità, Pier Paolo, è toccante e rivela la tua lealtà a una croce a cui ti sei inchiodato da solo, e quei chiodi terribili sono ancora lì a torturarti la carne mentre chiedi a un padre onnipotente un perdono che non verrà.»
Il sogno permette inoltre di rievocare i vari momenti della vita condivisa, le posizioni ideologiche, le visioni, a volte contrastanti, su problemi etici come l’aborto, il femminismo, e sociopolitici come la contestazione studentesca del Sessantotto, il Comunismo, il Capitalismo, la povertà. Maraini tratteggia una figura privata tenera e dolcissima di Pasolini nei confronti degli amici e degli affetti, silenziosa e profondamente riflessiva, poco conosciuta ai più, aspra, provocatoria e oltremodo radicale con la società. Odiato da tutti, da Destra per l’attenzione agli umili e la vicinanza al Comunismo, e da Sinistra perché non condivideva la lotta di classe, terribilmente scomodo per il suo totale amore per la verità, epicamente impersonata dai poveri, disgraziati e miseri sì, ma anche unici ad essere puri, genuini, autentici, veri. Poveri che nella nostra società, secondo lui, non esistevano più, contaminati e travolti dal consumismo capitalista che tratta le persone come merce, ma ancora incontaminati in altre società, in Africa, nello Yemen, in posti dove oggi non si può andare. I suoi viaggi con l’amica Maraini, Alberto Moravia, compagno dell’autrice e Maria Callas segretamente innamorata di Pasolini, erano viaggi diremmo oggi alternativi, che non seguivano le rotte del turismo convenzionale, bensì fatti a bordo della Land Rover con la guida di un ragazzo indigeno, per inseguire luoghi sperduti, volti autentici e genuinamente espressivi dei veri valori della vita, nella loro estrema povertà. Con loro condividevano momenti di vita, pasti poveri e conviviali in grado di creare un’intima conoscenza e un’appagante testimonianza di un mondo perduto e sognato.
Il libro, composto nel centenario della nascita di Pasolini (1922), in conclusione dell’anno pasoliniano, è scritto in tono confidenziale in linea con la tenera e affettuosa amicizia dei due.
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Re: Caro Pier Paolo di Dacia Maraini
"Ciò che è più importante in Pasolini è l'amore per la gente semplice, per il mondo e per la bellezza. Grazie Ida per averci fatto conoscere questo grande uomo che non conoscevo".
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