Il sesso è (quasi)tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere di Antonella Viola
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Il sesso è (quasi)tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere di Antonella Viola
Tanti gli interrogativi che si pone Antonella Viola, l’immunologa, professoressa ordinaria di Patologia generale presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova e anche Direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica (IRP- Città della Speranza).
Viviamo in un mondo binario dove i ruoli di uomo e donna sono dichiarati in maniera severa e indiscutibile, mentre per la biologia le distanze non sono così definite anzi sono molte le sfumature alle quali nessuno dà ancora importanza. Cos’è il genere? E l’orientamento sessuale? Le posizioni della biologia sono completamente diverse dall’opinione comune. La Viola ci guida attraverso gli studi scientifici per farci capire che non bisogna forzare gli orientamenti sessuali dei giovani, perché questo potrebbe creare in loro molti problemi psicologici. Infatti, il genere e l’identità di genere hanno una giustificazione di natura genetica, ormonale e ambientale e non sono scelte dei singoli.
Inoltre, l’autrice richiama l’attenzione sul rapporto tra scienza e medicina di genere o medicina sesso-specifica. Lei sostiene che bisogna fare una rivoluzione copernicana rovesciando l’attuale visione del mondo, della donna e dell’uomo nel campo medico, dove le ricerche, per esempio, sono sempre fatte sugli uomini e non tengono conto delle differenze di genere della donna. In questo modo non si rispetta la peculiarità di genere e, per conseguenza, non si curano adeguatamente le malattie delle donne, perché ricerche, farmaci e dosaggi sono parametrati solo sull’uomo bianco nelle ricerche fatte dall’uomo bianco.
Bisogna superare, inoltre, i bias (pregiudizi) cognitivi mettendo da parte gli stereotipi, soprattutto culturali, che di fatto relegano la donna ancora in un ruolo subalterno. Le ricerche mediche sono fatte, dicevamo, solo su uomini e le donne di ogni età sono state rifiutate anziché reclutate, e, dunque, non possono essere rappresentate adeguatamente. Serve, dunque, che le ricerche siano condotte su uomini e donne, che i relativi dati vengano disaggregati e studiati in base al sesso per poter tarare i farmaci sulla fisiologia delle donne. Questo potrebbe secondo lei evitare che, a posteriori, alcuni farmaci vengano poi ritirati dal mercato proprio per gli effetti collaterali sulle donne.
E poi ancora, perché le posizioni di prestigio in tutti i campi sono occupati prevalentemente da uomini? Nelle università, negli ospedali ecc.? Anche gli algoritmi dell’intelligenza artificiale sono costruiti da uomini seguendo i bias cognitivi e gli stereotipi di gender. Alexa e Siri erano state pensate come donna, perché la scelta del loro genere non è dettata dalla biologia, ma dalla categoria sociale e culturale e pertanto la comunicazione che devono trasmettere deve essere suadente, accomodante e remissiva, proprio come l’idea associata alla donna..
Antropomorfizzare le macchine nell’ambiente della tecnologia riflette i bias di genere. La Viola si chiede, ad esempio, se il miliardario visionario Elon Musk che vuole realizzare un progetto di robot umanoidi rispetterà i bias cognitivi o riuscirà a superarli. Rivestirà il robot le sembianze di una donna infermiera quando dovrà prendersi cura della nostra salute ed è destinata all’assistenza e un maschio se ci deve suggerire strategie di investimenti bancari o lavorare nella sicurezza? Ciò vorrebbe dire che il mondo binario cristallizzato sarà ampliato nonostante la conoscenza oramai acquisita dalla scienza sulla fluidità di genere. Un rischio che, a suo parere, va evitato se non vogliamo che il futuro ancora da costruire sia già vecchio.
Il libro si conclude con un manifesto in cui sono illustrati quattro passi per capire come creare un futuro non vecchio, ma intelligente: Agire secondo natura, curare con precisione, identificare i bias, creare un nuovo linguaggio per la scienza.
Saranno seguiti e messi in pratica? Ai posteri l’ardua sentenza.
Dernière édition par idaM le Mer 28 Fév - 22:35, édité 1 fois
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Re: Il sesso è (quasi)tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere di Antonella Viola
È vero, Ida, che il sistema svantaggia le popolazioni considerate meno redditizie e discriminate, come le donne, le persone LGBTQI (Lesbiche, gay, bisessuali, trans*, queer, intersessuali e asessuali o aromantici)e tutti coloro che vivono nei Paesi a basso e medio reddito. La medicina è diventata una questione di protocollo. Tuttavia ogni individuo ha bisogno di una diagnosi corretta che tenga conto delle caratteristiche specifiche su di lui/lei: la sua età, il fatto che sia uomo o donna, culture diverse etc. il modo in cui vive, ecc. Oggi l'essere umano è diventato una cosa, e lo trattiamo con test e algoritmi. I medici non hanno più il tempo di parlare con il paziente, eppure è molto importante conoscerlo. Siedono dietro i loro computer e riempiono delle caselle. Il paziente paga e basta
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